capitolo primo
LA STRUTTURALE “DEBOLEZZA” DEI PRODUTTORI AGRICOLI NELL’ATTUALE SCENARIO ECONOMICO. CONSIDERAZIONI INTRODUTTIVE
1. Lo storico isolamento dell’impresa agricola dal circuito del mercato. L’affitto di fondo rustico come schema paradigmatico dei rapporti agrari orientato alla produzione e la sua estraneità all’attività di commercializzazione
2. La concezione comunitaria dell’agricoltura come attività rivolta al mercato. Impresa “efficiente” e “ruralità” leve delle passate politiche comuni in funzione della ristrutturazione del settore. Perdurante asimmetria tra produttori primari e controparti industriali e/o commerciali
3. La c.d. “agricoltura sotto contratto”: i contratti di fornitura e vendita. Ridotta autonomia organizzativa e decisionale dei produttori agricoli e conseguente opacità dei criteri di quantificazione dei costi di produzione
4. Punti di contatto con il meccanismo della integrazione verticale: la dipendenza del produttore agricolo dal polo integrante. Durata del contratto e investimenti specifici
5. Progressivo slittamento del potere di mercato verso il livello distributivo della filiera: ruolo della grande distribuzione organizzata e delle supercentrali di acquisto
6. Strategie di private label e contratti di fornitura tra grande distribuzione organizzata e produttori primari
7. Le criticità legate al mercato dei fattori della produzione. Il forced labour: cenni
8. Destrutturazione e specializzazione del processo produttivo agricolo e conseguente distacco del settore primario dal mercato finale. Il ruolo delle agricolture nell’attuale sistema produttivo
capitolo secondo
RUOLO ATTIVO DEI PRODUTTORI FRA SOSTENIBILITÀ E SUSSIDIARIETÀ
1. La nuova politica agricola comune e il passaggio dalla “politica dei mercati” al “funzionamento della filiera”. Superamento delle misure di sostegno in favore di azioni legate agli aspetti ambientali, alla produzione alimentare e all’offerta di servizi in agricoltura. Promozione di un ruolo “attivo” dei produttori
2. Ritorno alla «autonomia come forza centrale propulsiva dell’ordinamento». Sussidiarietà orizzontale, solidarietà sociale e democraticità. Il partenariato pubblico-privato: sviluppo sociale ed economico della società civile; solidarietà ambientale; sviluppo sostenibile
3. Segue. Le associazioni dei produttori e le organizzazioni interprofessionali come espressione del principio di sussidiarietà: ruolo (e limiti) delle stesse nel colmare il deficit contrattuale
4. “Vantaggio relazionale” e valore condiviso. Filiera e distretto quali dimensioni organizzative delle attività economiche che generano relazioni “cooperative”
5. Distretti e politica comunitaria per lo sviluppo rurale. Ruolo dei distretti, quali «libere associazioni di imprese», nel governo consensuale dell’economia
6. Equilibrio ecologico come dimensione valoriale sottesa alla filiera e/o al distretto. Plurivocità del rapporto tra esercizio dell’attività agricola e territorio e interdipendenza dinamica fra relazioni economico-produttive e relazioni socio-culturali
7. Territorio, ruralità, impresa agricola “di fase”
8. Bio-distretti, distretti di origine e qualità dei prodotti. Disciplinari di produzione e sussidiarietà
9. Contratto di rete. Favor per forme duttili di cooperazione e/o organizzazione imprenditoriale. Libertà di iniziativa economica e tutela della concorrenza come mezzo per realizzare l’utilità sociale, e dunque l’effettiva partecipazione di tutti alla organizzazione economica e sociale del Paese
10. «Logica di filiera» al servizio dello sviluppo di medie, piccole e micro imprese (l. n. 180 del 2011). Sua connotazione funzionale alla luce dell’equilibrio sociale e ambientale. Efficienza della filiera, presupposto, a sua volta, dell’equilibrio sociale e ambientale (qualità e investimenti sostenibili). Sostenibilità e connotazione assiologica dei contratti della filiera
11. La rinnovata funzione delle strutture aggregative riferibili ai produttori agricoli rispetto agli interessi della filiera: il contratto “di” filiera come strumento programmatico e di rilancio della filiera. I contratti “della” filiera come strumenti (indiretti) di politica economica
12. Equilibrio della filiera, pratiche commerciali sleali, tutele. Le esperienze francese e inglese: cenni. Accresciuto potere della grande distribuzione organizzata e revisione della tradizionale teoria del buyer power. Il provvedimento AGCM n. 25090 del 2014
13. L’art. 62, l. n. 27 del 2012: genesi e valenza sistematica. Il richiamo testuale alla proporzionalità. La “conformazione” del contenuto in funzione della trasparenza: tensione verso una “giustizia sostanziale”. Il “significativo squilibrio”, anche nel tessuto di informazioni. Ratio del divieto ex art. 62, comma 2, è la tutela del contraente debole: contiguità con l’estensione, operata dallo stesso corpus normativo (art. 7, comma 2), del divieto di pratiche commerciali scorrette
ai rapporti tra professionista e “microimpresa” (art. 19, comma 1, d.lg. n. 206 del 2005)
14. Riconduzione dell’art. 62 al terreno concettuale dell’abuso di dipendenza economica ex art. 9, l. n. 192 del 1998. Il “significativo squilibrio” evocato dall’art. 62 non è potenziale, ma rileva come presupposto del divieto di una serie di condotte considerate ope legis sleali. Fisiologica disparità economico-commerciale dell’impresa agroalimentare
15. Evanescenza dei confini tra l’area del c.d. “terzo contratto” e i contratti del consumatore. Emersione di una nozione ampia di “abuso” ex art. 62, punto di convergenza fra giustizia contrattuale e concorrenza. Modello misto di public and private enforcement: principio di concorrenza tra tutele differenti
16. Segue. Il coinvolgimento attivo degli enti esponenziali e di qualunque interessato nella tutela ex post come proiezione del ruolo attivo riconosciuto nella costruzione ex ante dei meccanismi di tutela. Effettività del rimedio: i dubbi sollevati dal regolamento istruttorio dell’AGCM. Alcuni risultati empirici dell’applicazione dell’art. 62
capitolo terzo
NUOVI CIRCUITI DI PRODUZIONE E CONSUMO
1. Relazioni contrattuali dirette fra produttori e consumatori. Valenza strategica del territorio. Sussidiarietà come spazio delle opportunità per il pieno e libero sviluppo della persona (art. 2 cost.). Superamento della distinzione tra “urbano” e “rurale”
2. Filiera corta e sviluppo rurale: la politica dell’UE. Prossimità: sua connotazione in chiave non meramente strutturale bensì funzionale
3. Il favor del legislatore per la vendita diretta: dalla prospettiva di tutela individuale dell’imprenditore agricolo alla realizzazione di istanze di rilevanza collettiva. La vendita diretta in agriturismo. Il c.d. mercato contadino come locus “personalizzato”. La filiera corta nella legislazione regionale promozionale. Le pronunce di incostituzionalità
4. Segue. “Agricoltura civica” e contaminazioni con esperienze straniere: pick-your-own, box schemes, Community supported agricolture
5. Consumo critico, consapevole e responsabile come fattore di cambiamento: il caso dei Gruppi di Acquisto Solidale. Caratteri distintivi da impresa sociale, cooperativa, associazione di volontariato
6. Dalla c.d. “agricoltura civica” alla c.d. “agricoltura urbana” come attività rivolta al pieno e libero sviluppo della persona. L’“agricoltura solidale”. “Agricoltura sociale” e welfare rurale. Ruolo proattivo della società, autonomia privata, rinnovata valenza antropologica e vitale dell’agricoltura